|
che
cosa é sports vision?
motivazioni
abilità visive
testimonial |
Fra
le dune del deserto
Nel
1959, Donald Cooley ne aveva già parlato sul New York Times.
Egli si riferì a studi effettuati alla McGill University
che dimostrarono che alcuni tipi di allucinazioni visive sono dovute
non a farmaci, non a malattie mentali ma che ciascuna persona ne
può essere affetto semplicemente in seguito ad attenzione
visiva prolungata verso oggetti circondati da uno sfondo pressoché
uniforme.
Il Dr. John Lilly dimostrò come le allucinazioni possono
anche verificarsi se la persona è esposta per periodi più
o meno prolungati ad immagini visive povere di significato, scarne
di forme, povere di contorni e di rilievi. In altre parole, in condizioni
di monotonia visiva.
In seguito, i ricercatori che lavorano sulla percezione visiva,
hanno confermato ed arricchito le ricerche degli anni '50 e '60.
Riassumendo i concetti di quanto emerso dalle ricerche, è
stato evidenziato che le condizioni caratterizzate da prolungate
limitazioni sensoriali, ovvero quando si verifica un'eccessiva "stabilità
percettiva", producono fenomeni di stanchezza e di stress sull'intero
organismo coinvolgendo sia lo stato fisico che i processi mentali.
E' inoltre stato trovato che la "stabilità percettiva"
è un fenomeno relativo, ovvero varia fra le persone in quanto
risente anche delle abitudini percettive quotidiane.
Una persona abituata a vivere quotidianamente in stati di eccessiva
"instabilità percettiva" quando viene sottoposto
a periodi di monotonia visiva o uditiva può risultare più
fragile di un altro che invece ha dedicato più tempo ad attività
più percettivamente più educative e che hanno quindi
favorito il rilassamento, la concentrazione e l'attenzione.
Qualche riferimento alla nostra vita quotidiana ?
Il nostro mondo visivo ed uditivo quotidiano è generalmente
caratterizzato dal susseguirsi di rapide variazioni di colori, di
luci, di suoni, di forme, di movimenti.
Il traffico cittadino è tutto questo ed anche più.
Nella nostra vita di città ci abituiamo a convivere con un'enormità
di stimoli ai quali facciamo sempre meno attenzione in quanto eccessivi
nel numero e spesso inutili: i cartelli pubblicitari, gli oggetti
e le persone che si muovono tutt'attorno a noi, i rumori, la gente
che ci parla vicino, le insegne che lampeggiano, ecc.
Che cosa ci succede quando usciti dalla frenesia del traffico ci
immettiamo in un'autostrada senza traffico, con un paesaggio sempre
uguale e dobbiamo guidare per molto tempo ?
Quello che ci può accadere è più o meno una
sintesi di ciò che hanno trovato quei ricercatori che si
occupano della funzione visiva dell'uomo e degli effetti che l'ambiente
circostante e le situazioni percettivamente stressanti hanno su
di essa.
La nostra attenzione subisce una diminuzione, il nostro livello
di soglia verso il pericolo si abbassa, diventiamo meno attenti,
pensieri estranei cominciano a passarci per la mente ed a volte
rischiamo addirittura di assopirci.
Quante volte, dopo che abbiamo guidato per un certo tempo, ci accorgiamo
di avere raggiunto un determinato casello autostradale e ci rendiamo
conto che non ci eravamo accorti di averne superato uno precedente,
di non avere visto una segnaletica ?
Quante volte un tratto di strada che percorriamo abitualmente ci
sembra più breve di un altro che percorriamo per la prima
volta anche se la distanza percorsa è la stessa ?
Situazioni come queste sono probabilmente capitate a tutti.
E' come se la regia che all'interno del nostro cervello smista le
informazioni sensoriali provenienti dal nostro corpo avesse tagliato
dei pezzi di quelle immagini che i nostri occhi hanno fedelmente
catturato ma che in mancanza di un'attenzione adeguata sono state
dimenticate o scartate.
Che cosa accade allora nel deserto ad un pilota che deve guidare
per ore con pochi punti di riferimento, attraverso paesaggi che
si assomigliano tutti, sotto un sole accecante, in una monotonia
di rumori e di colori ?
Oltre alla fatica della guida, la concentrazione visiva e quella
mentale necessarie sono notevoli.
Solo grazie ad un adeguato allenamento è possibile mantenere
un livello di performance fisica, mentale e visiva a livelli elevati
e far rendere il proprio mezzo al meglio durante tutte le tappe
della gara.
Possiamo sottolineare quattro variabili fondamentali che tracciano
il profilo di ciascun pilota e quindi le sue probabilità
di vincere: lo stato fisico, l'equilibrio mentale, la funzione visiva
ed il mezzo meccanico.
Ma l'aspetto più importante da sottolineare è che
queste quattro variabili non sono poi così disgiunte fra
loro come si potrebbe pensare. Proviamo a valutarle una alla volta.
Possiamo ancora ritenere che un'ottimale forma fisica ed una muscolatura
super sviluppata possano bastare a rendere la persona efficiente
in tutte le situazioni di gara, così come nella vita quotidiana
?
Possiamo ancora credere che un Ercole del ventesimo secolo possa
essere il vincitore di una gara come la Parigi-Dakar ?
Fra i piloti che si sono messi in luce in questa gara nessuno assomiglia
ad un colosso di muscoli. Tutti hanno però sapientemente
dedicato una parte della loro preparazione alla gara anche attraverso
una corretta educazione fisica.
E' ancora lecito pensare che la preparazione psicofisica ad una
gara o ad una stagione sportiva sia un aspetto che si possa lasciare
in secondo piano ?
La concentrazione è davvero un aspetto così facile
da gestire e da mettere a punto dal pilota, magari all'ultimo momento,
semplicemente isolandosi dagli amici e dalla famiglia per qualche
giorno prima di gareggiare ?
Da parecchi anni sappiamo che il ruolo della preparazione psicofisica,
delle tecniche di concentrazione, delle tecniche di rilassamento
e di tutte quelle altre metodologie che allenano le nostre funzioni
mentali ad essere più pronte e più efficienti sono
estremamente importanti per raggiungere dei risultati ad alto livello.
In ogni gara a lunga durata c'è sempre quello che, pur essendo
in buona forma fisica, crolla dal punto di vista emotivo o perde
la concentrazione prima di aver finito la gara.
Pur ritenendo il mezzo meccanico estremamente importante per il
successo di una gara, è ancora lecito credere che il vincitore
sarà necessariamente quello che possiede il mezzo più
veloce ?
I risultati dell'ultimo Campionato del Mondo di Formula 1 e le scaramucce
fra Coultard e Schumacher hanno decisamente dimostrato il contrario.
Come spesso accade, alla fine, ha vinto quello che è riuscito
ad utilizzare meglio il proprio mezzo, e non solo quello che aveva
il mezzo che andava più veloce.
Ed infine gli occhi, o meglio, il sistema visivo.
Da trent'anni è noto che oltre l'80% delle informazioni sensoriali
che ogni frazione arrivano di secondo al nostro cervello sono di
origine visiva.
Con gli occhi aperti, che lo vogliamo o no, riceviamo un'enorme
quantità di stimoli e di informazioni che il nostro cervello
seleziona, raggruppa, scarta, elabora, interpreta, giudica,
memorizza.
Ma quanto è importante il nostro sistema visivo durante una
Parigi-Dakar ed in che percentuale incide sul risultato finale della
gara ?
Non è certo facile calcolare un numero esatto ma, di certo
non potremmo percorrerla ad occhi chiusi.
Ma se questo è solo un paradosso, esistono vari tipi e varie
entità di limitazioni di carattere visivo che possono realmente
capitare ad un pilota.
Esistono delle limitazioni visive occasionali, dovute agli agenti
esterni, come per esempio il fatto che la visiera o gli occhiali
si appannano con una certa frequenza, che si sporcano di terra e
di polvere, che si coprono di spruzzi di acqua, ecc.
Può succedere che siamo costretti a dover portare occhiali
da vista sotto il casco.
Pensiamo invece ad una nostra personale limitazione visiva che potrebbe
del tutto trascurabile nella vita quotidiana, ma non più
trascurabile se dobbiamo correre con la moto per quindici giorni
consecutivi a pieno ritmo in mezzo al deserto.
E qui ritorniamo alle ricerche menzionate all'inizio dell'articolo
di quanto trent'anni di ricerche scientifiche hanno abbondantemente
documentato ed alle considerazioni pratiche che ne derivano.
La nostra funzione visiva risente dello stress e dell'affaticamento
sia fisico che psichico. Il nostro cervello, in genere abbondantemente
occupato ad elaborare le informazioni visuo-motorie che riceve ed
integrarle con quelle provenienti dal resto del corpo, si ritrova
con un'enormità di stimoli visivi inutili o addirittura fastidiosi.
Luci e riflessi abbaglianti, paesaggi sempre simili, scarsi punti
di riferimento, monotonia percettiva sia dal punto di vista visivo
che uditivo.
Convivere con questo tipo di situazioni e sapere scegliere le informazioni
sensoriali "utili" e scartare quelle stressanti
che producono confusione, porta un indubbio vantaggio in termini
di stanchezza psichica, ottimizzazione delle proprie risorse fisiche
e migliore utilizzo del mezzo meccanico a disposizione.
Gli occhi dirigono il corpo a svolgere l'azione !
Dr.
Vittorio Roncagli Presidente
Accademia Europea di Sports Vision |