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Il
Trauma Visivo nello Sport: un rischio da evitare
Intervista
al Dottor Abe Garner fondatore della National Academy
of Sport Vision
La prima volta
che si leggono i dati delle statistiche sui traumi visivi avvenuti
durante lo sport, si può facilmente rimanere stupiti e pensare
che gli autori vogliono drammatizzare la sicurezza più di
quanto non sia in realtà necessario.
E' sempre molto difficile spiegare l'importanza e promuovere la
prevenzione del trauma visivo a persone che non sono mai state vittime
di incidenti di questo tipo.
Purtroppo le
statistiche su questo argomento in Italia non sono disponibili e
le poche disponibili non sono sufficientemente dettagliate, così
che quello che possiamo aspettarci in Europa lo deduciamo dalle
statistiche statunitensi e canadesi, che sono nel mondo quelle
probabilmente più dettagliate.
Numeri da
capogiro
Nel 1985, circa
un milione di americani presentava problemi visivi definiti diagnosticamente
"gravi ed irreversibili" a causa di traumi subiti all'apparato visivo.
Circa 1.300.000
nuovi casi di traumi visivi di varia entità avvengono negli
Stati Uniti ogni anno, dei quali circa 40.000 lasciano come esito
finale un qualche tipo di limitazione visiva. Ogni anno, circa 160.000
bambini americani di età compresa fra 5 e 17 anni, sono vittima
di traumi visivi. 3 traumi su 4 avvengono a bambini di sesso maschile.
Dalle statistiche
ottenute con i dati degli ospedali americani, almeno il 42% dei
traumi che sono stati curati avviene dentro casa o nelle immediate
vicinanze. Davis cita un rapporto riferito ai traumi visivi prodotti
da corpi estranei registrato presso l'ambulatorio di pronto soccorso
di ospedali statali americani; il 57% dei traumi era riferito a
situazioni verificatesi durante attività domestiche.
Ogni anno negli
Stati Uniti, sono documentati circa 160.000 bambini ed adolescenti
di età compresa fra 5 e 17 anni vittime di traumi visivi.
Di tutti questi traumi, circa 11.000 avvengono durante vari tipi
di attività sportive o ricreative. Attualmente il 26% dei
traumi che avvengono durante le attività sportive sono dovute
al baseball.
Lo sport:
una delle cause
In Canada nel
periodo dal 1973 al 1978 sono stati documentati oltre 74.000 casi
di traumi visivi, avvenuti durante vari tipi di attività
sportive.
Oltre 35.000
Americani ogni anno sono vittime di traumi visivi durante vari tipi
di attività sportive e ricreative. Il numero maggiore di
traumi che avvengono durante lo sport si verificano durante attività
quali: il baseball (24%), il basket (12%), il tennis e lo Squash
(10%), il football (7%).
Ogni anno, bambini
di età compresa fra 5 e 14 anni, risultano vittime di un
trauma visivo che subiscono durante attività sportive o attività
ricreative legate allo sport. Il baseball è lo sport che
ne ha prodotto il maggiore numero. Nella fascia di età fra
15 e 24 anni, il basket ed il baseball hanno prodotto ciascuno circa
il 20% dei traumi visivi, mentre fra i 25 ed i 64 anni gli sport
con racchetta sono i maggiori responsabili raggiungendo quota 29%.
E' stato stimato che 3 traumi visivi su 4 avvengono durante attività
sportive, in assenza di supervisori.
Uno studio effettuato
in Canada sui giocatori di hockey, ha rivelato che il 13,7% di tutti
i traumi oculari si conclude lasciando l'occhio infortunato dell'atleta
con un'acuità visiva non superiore a 1/10.
In Malesia i
traumi all'apparato visivo, avvenuti durante la pratica del badminton,
uno sport simile allo Squash e poco diffuso in Europa, sono circa
i due terzi di tutti quelli registrati durante le attività
sportive.
Negli Stati
Uniti circa 40 milioni di persone giocano a tennis in
modo più o meno regolare, utilizzando circa 140.000 campi
attrezzati a disposizione. E' sorprendente come le statistiche nazionali
e la medicina preventiva abbiano dato negli ultimi vent'anni così
poca importanza ai traumi ed agli incidenti, seppure non necessariamente
gravi, che avvengono durante la pratica di uno sport così
diffuso.
In seguito alla
rapida espansione dello Squash e del Racquetball, avvenuta negli
Stati Uniti negli ultimi dieci anni al punto da raggiungere circa
28.000 campi di gioco, sono stati scritti numerosi articoli che
riguardano statistiche e criteri di prevenzione dei traumi visivi
durante tale attività. La California State University ha
effettuato una ricerca statistica ed ha dichiarato che il 28% di
tutti i traumi registrati in un periodo di 6 mesi durante le partite
di Squash erano avvenuti a carico del sistema visivo.
Un certo numero
di ricerche mediche è stato effettuato per valutare gli effetti
dell'acqua delle piscine contenente cloro sul metabolismo corneale
in atleti abituati ad allenarsi 3-4 ore al giorno. E' stato riscontrato
che il contatto prolungato con l'acqua delle piscine può
essere causa di irritazioni oculari a carico della cornea e della
congiuntiva dovute a vari fattori, fra i quali il Ph dell'acqua,
la presenza di tossine di origine diversa ed le caratteristiche
del liquido lacrimale dell'atleta, in particolare legate al BUT
ed alla quantità di secrezione. Prove ripetute hanno evidenziato
che il migliore metodo protettivo contro le irritazioni oculari
è costituito dagli occhialini. Le lenti a contatto rappresentano
un'alternativa migliore dal punto di vista visivo ma non sono altrettanto
efficaci contro le irritazioni congiuntivali; sono comunque preferibili
a nessun tipo di protezione.
La prevenzione
del trauma visivo
Una domanda
viene spontanea a questo punto: è possibile prevenire i traumi
visivi ? La risposta è perentoriamente un sì ! Esaminando
la natura e le condizioni nelle quali i traumi visivi avvengono,
l'85-90% di essi potrebbe essere stato evitato semplicemente indossando
opportuni occhiali con speciali lenti protettive, studiate appositamente
per resistere anche a forti traumi ed a corpi contundenti.
Prove di laboratorio
hanno evidenziato che, mentre gli occhiali normali in celluloide
con le lenti in plastica di materiale acrilico CR-39 offrono una
discreta protezione durante attività sportive come il tennis,
essi sono pressoché inefficaci durante sport più a
rischio come lo Squash, il baseball ed il Racquetball.
Le prove di
laboratorio effettuate da Stern hanno portato alla conclusione che
non esistono significative differenze fra la resistenza alla rottura
di lenti in vetro e lenti in plastica quando vengono colpite all'incirca
nel centro geometrico da una pallina di Racquetball.
Le montature
normali degli occhiali da vista o da sole si sono invece dimostrate
molto più facilmente deformabili e fragili che non quelle
esplicitamente progettate per uso sportivo. L'impatto della pallina
con le normali montature degli occhiali produce inoltre una facile
dislocazione della lente, con conseguente rischio di trauma per
gli occhi e per i tessuti circostanti, dovuto alla lente stessa.
Mezzo secolo
di prevenzione dei traumi
Nel 1956 Rose
e Stewart riportarono che gli oggetti molto piccoli sono i più
comuni responsabili dei traumi visivi perforanti. Nel 1966 Stewart
e Williams, utilizzando piccolissime sfere di acciaio, dimostrarono
che le normali lenti di vetro erano più resistenti nei confronti
di oggetti contundenti molto piccoli rispetto a quelle di vetro
temperato ed a quelle trattate chimicamente. Lo stesso studio dimostrò
anche che le lenti di resina erano di gran lunga più resistenti
di tutte quelle in vetro. Negli stessi esperimenti fu dimostrato
anche che con oggetti contundenti relativamente più grossi,
ovvero utilizzando sferette di acciaio più grandi delle prime,
il vantaggio delle lenti in resina era meno marcato. Questo esperimento,
seguito da una serie di altri test, spesso male interpretati, creò
l'errata credenza che le lenti in resina fossero molto più
resistenti di quelle in vetro trattato. Tale credenza fu talmente
diffusa negli Stati Uniti, perfino all'interno del FDA, e lo è
ancora in buona parte in Europa, che le lenti in resina e quelle
in vetro trattato furono prescritte per attività sportive
come "lenti protettrici" contro i traumi visivi. In realtà
le condizioni nelle quali venivano effettuati i test erano ben lontane
da quelle di una qualunque attività sportiva.
Per tanti anni
il policarbonato è stato utilizzato per costruire maschere
e visiere di elevata qualità per uso militare ed industriale,
così pure per gli astronauti che utilizzarono durante i loro
viaggi nello spazio e sulla luna, caschi con visiere in policarbonato.
Nel 1988 fu stimato che erano in circolazione nel mondo circa 100
milioni di lenti in policarbonato, utilizzate a scopo protettivo,
in particolare durante certe attività di lavoro. Sono stati
necessari diversi anni perché il policarbonato potesse essere
lavorato anche in modo da ricavarne lenti oftalmiche fino a quando,
nel 1977, apparvero sul mercato le prime lenti oftalmiche con gradazione
ottica prescrivibile.
Davis, in seguito
alle prove di laboratorio da lui condotte, pubblicò la seguente
tabella di confronto fra lenti di quattro diverso materiale, attribuendo
un punteggio:
1 = ottimo;
2 = mediocre;
3 = scarso.
Proprietà
|
Policarbonato
|
Cr-39 Trattato
|
Cr-39
|
Vetro
|
Sicurezza
|
1
|
3
|
2-3
|
2-3
|
Peso
|
1
|
2
|
2
|
3
|
Spessore
|
1
|
2
|
2
|
3
|
Res. Abrasione
|
2
|
2
|
3
|
1
|
Rid. Ombra
|
1
|
1
|
2
|
3
|
Rid. UV
|
1
|
1-2
|
1-2
|
3
|
Possibilità di Lavorazione:
|
|
|
|
|
Monofocali
|
1
|
1
|
1
|
1
|
Bifocali
|
1
|
1
|
1
|
1
|
Trifocali
|
1
|
1
|
1
|
1
|
Multifocali
|
1
|
1
|
1
|
1
|
|
Gli occhiali
protettivi
Sul mercato
statunitense e canadese sono presenti diverse ditte di occhiali
protettivi, esplicitamente studiati per l'uso durante la pratica
sportiva.
Nel 1986, Gallaway,
Aimino e Scheiman hanno analizzato le proprietà tecniche
e visive di molti degli occhiali protettivi per lo sport più
commercializzati in U.S.A. I test effettuati consistevano nel sottoporre
gli occhiali a varie situazioni che avevano lo scopo di simulare
la situazione comune a vari sport, con particolare attenzione al
campo visivo periferico, che rappresentava il parametro più
discusso e spesso più limitato dagli occhiali convenzionali.
I risultati mostrarono che i tre modelli di occhiali protettivi
prodotti da Bausch & Lomb, da Victory Optical e da Ekleton producevano
una modesta riduzione del campo visivo periferico, in relazione
alla condizione valutata sulle stesse persone esaminate senza occhiali.
La ricerca ha
sottolineato inoltre che i modelli di occhiali protettivi con montatura
trasparente sono da preferire a quelli con montatura scura in quanto
quest'ultima produce un marcato annebbiamento anulare del campo
visivo, di circa 5 gradi di ampiezza. Un altro fattore emerso dalle
prove fu che la posizione della stanghetta di sostegno poteva essere
causa di un'ulteriore riduzione del campo visivo tempiale. I modelli
della Criss Optical si sono dimostrati interessati al riguardo,
perché hanno la stanghetta posizionata in modo da interferire
poco sul campo visivo tempiale.
E' stato verificato
che il campo visivo inferiore e quello nasale vengono limitati,
seppure in modo diverso, da tutti i modelli di occhiali protettivi
oggi disponibili. La media dei risultati ottenuti con un campimetro
di Goldman (utilizzando la mira I4) sono riassunti nella tabella
seguente.
Occhiale
|
Tempiale
|
Superiore
|
Nasale
|
Inferiore
|
Rec
Spec
|
76,15
|
30,46
|
42,65
|
50,73
|
Safe-T Eyeguards
|
77,25
|
35,01
|
43,17
|
52,34
|
Action
Eye
|
75,98
|
34,57
|
45,84
|
53,57
|
All
American
|
77,22
|
32,46
|
38,50
|
52,50
|
Court
Guard
|
78,58
|
33,97
|
46,65
|
51,11
|
Eye
Sentry Chiaro
|
65,84
|
35,20
|
45,64
|
52,77
|
Eye
Sentry Marrone
|
61,61
|
33,44
|
46,46
|
53,14
|
Senza
Occhiali
|
80,89
|
39,20
|
52,59
|
55,49
|
|
In seguito alle
considerazioni espresse nel paragrafo che descrive la percezione
visiva periferica, è raccomandabile che l'atleta utilizzi
occhiali protettivi che limitino il meno possibile il campo visivo
periferico. Dal momento che ogni modello disponibile presenta dei
vantaggi in una zona del campo visivo periferico, ma degli svantaggi
in un'altra, sarebbe opportuno utilizzare occhiali con caratteristiche
diverse, in relazione allo sport praticato. Il campo visivo nasale
è teoricamente il meno importante in quanto lo scotoma nasale
di un occhio può essere visivamente compensato dalla visione
da parte dell'altro occhio. Ma occorre fare attenzione poiché
tale situazione si traduce in una riduzione dello spazio visivo
entro il quale l'atleta può disporre della visione binoculare.
La restrizione del campo visivo nasale è inoltre facilmente
avvertita dalla persona e contribuisce spesso al rifiuto dell'occhiale
protettivo.
Il migliore
sistema di costruzione degli occhiali protettivi che contribuisce
ad una maggiore solidità ed ergonomia è quello di
costruire le lenti e la montatura in un solo pezzo di policarbonato,
ed addottarlo di una cintura elastica posteriore che permetta di
stringerli efficacemente alla nuca. Il Policarbonato presenta una
resistenza circa 5 volte maggiore all'impatto rispetto al CR-39
utilizzato per le comune lenti da sole o da vista, e circa 10 volte
superiore rispetto al vetro di tipo Crown.
In conclusione,
tutti gli occhiali protettivi per lo sport presentano alcune limitazioni
visive, in particolare a carico del campo visivo periferico.
La costruzione e l'ergonomia ha d'altra parte raggiunto un buon
livello qualitativo e la resistenza offerta all'impatto, in relazione
al peso ed la costo di questi occhiali, è senza dubbio superiore
a qualsiasi altro metodo di protezione.
Il disagio visivo,
minimo o irrilevante per alcuni tipi di sport, più significativo
per altri, è ampiamente compensato dal fatto che gli occhiali
protettivi offrono notevoli garanzie di prevenzione del trauma
visivo.
Se l'atleta
pratica uno sport "a rischio" ed effettua un'attività agonistica
a livello tale che l'uso degli occhiali protettivi durante le competizioni
potrebbe tradursi in una potenziale, seppure modesta riduzione di
performance, il consiglio è quello di utilizzarli regolarmente,
almeno durante gli allenamenti. Se invece l'atleta pratica uno sport
a modesto livello agonistico o semplicemente per divertimento, l'uso
di occhiali protettivi è estremamente raccomandabile durante
tutte le occasioni. Le piccole limitazioni visive prodotte dagli
occhiali protettivi non giustificano certo il trauma che un atleta
occasionale può rischiare. Inoltre, molto spesso gli atleti
più occasionali, essendo anche i più inesperti, sono
più facilmente vittime di incidenti e di traumi.
Le lenti
corneali
Anche le lenti
corneali, in alcuni casi, possono essere utilizzate come metodo
protettivo. Nel 1969 Kolstad e Opsahl riportarono che su 26 sciatori
che gareggiavano regolarmente a concorsi nazionali, 29 presentavano
problemi di disepitelizzazione corneale. La zona inferiore della
cornea era la più colpita e la causa fu attribuita ad un
ammiccamento incompleto, dovuto al fatto che gli sciatori erano
sottoposti a prolungate condizioni di freddo. Un metodo che si dimostrò
efficace, fu quello di fare utilizzare a tali atleti delle lenti
corneali morbide idrofiliche prive di gradazione ottica con lo scopo
invece di proteggere l'epitelio corneale dal freddo e dalla disidratazione.
Tali lenti erano molto simili a quelle che si usano abitualmente
nella pratica oftalmica a scopo terapeutico e che trovano utilizzo
nella terapia post-chirurgica di certi tipi di interventi o in seguito
a lesioni della cornea.
In certe situazioni,
le lenti corneali possono invece essere causa di traumi oculari.
Esistono quotidianamente episodi di portatori di lenti corneali
che subiscono graffi sulla superficie corneale a causa di polvere,
di sabbia o di piccole schegge che si intromettono fra la lente
e la cornea. Questi piccoli incidenti, per fortuna molto spesso
più fastidiosi che gravi, possono in buona parte essere evitati
se colui che applica le lenti corneali conosce dettagliatamente
le attività che l'atleta deve svolgere. L'elevato standard
qualitativo e la vasta gamma di lenti oggi disponibili permettono
di risolvere o agevolare molte situazioni visive ed ambientali nelle
quali un atleta si può trovare a condizione che lo specialista
di lenti a contatto sia adeguatamente preparato e che il portatore
adeguatamente cosciente e collaborante.
Vittorio
Roncagli
Presidente, Accademia Europea di Sports Vision
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